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Un bambino ebreo, nato nell'atmosfera delle leggi razziali e sballottato nei cupi giorni della Shoah vive nascosto in una casa di contadini per evitare le persecuzioni nazifasciste nell'Italia della Repubblica di Salò, passando i suoi primi sei anni di vita privo di un'identità nazionale e spirituale. Con la fine della guerra e della Shoah apprende per la prima volta di essere ebreo, e durante gli anni, sviluppando una coscienza ebraica, si trova a dover affrontare nella società in cui vive una dicotomia culturale. Il disagio che avverte a causa di tale dicotomia lo induce infine ad emigrare in Israele, dove crea una famiglia e vive la propria vita professionale. Gli anni della maturità lo portano ad iniziare una lunga e sofferta introspezione, per ritrovare la coscienza di se stesso e cercare di capire quanto quegli anni trascorsi senza un'identità abbiano influito sulle scelte cardinali fatte nella propria vita. Questa ricerca lo porta a cercare le persone che lo avevano nascosto e a ritrovare se stesso, e sorprendentemente, anche alla chiusura di un circolo che lo ricollega alla fine alla Shoah.