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Per gustare queste pagine e abitarle, senza restare interdetti sulla soglia, bisogna essere capaci di cogliere "l'attimo in cui un raggio di luce colpisce una goccia di rugiada [...], quando l'Immenso irrompe facendosi infinitamente piccolo". Bisogna, cioè, avere familiarità con la pratica della contemplazione e con l'oscurità che a volte l'esperienza della fede e del cammino dell'uomo porta con sé. A tratti l'Autrice è costretta inevitabilmente a citare personaggi e fatti storici, ma se ne scusa quasi immediatamente, come se quella concessione possa interrompere il filo del racconto e tradire la promessa fatta alla figlia di intessere la premessa di un "dialogo aperto", di una disponibilità a mettersi a nudo.