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Il volume di supporto alla mostra all'Istituto Nazionale per la Grafica a Roma, curata da Ludovico Pratesi, propone una lettura piuttosto singolare di un aspetto inedito dell'arte di Marco Tirelli (1956) infatti si tratta di una sorta di "deposito" d'immagini, una sorta di Wunderkammer intima e privata cui l'artista attinge per le visioni dei propri dipinti. Il libro anche dal punto di vista estetico e formale ricorda il diario, lo sketchbook sul quale l'artista annota idee, schizzi, suggestioni e immagini. La singolare legatura del volume, senza una cucitura vera e propria ma tenuto insieme da semplice spago, e le pagine di varie dimensioni piegate e ripiegate su se stesse sottolineano ulteriormente quest'idea di notes sul quale Tirelli fissa le proprie emozioni visive e si pone in dialogo con gli artisti del passato.