Cinque storie Milanesi per El Dondina. Capo della squadra volante a Milano attorno alla metà dell'800 di Maestrini Flavio - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Cinque storie Milanesi per El Dondina. Capo della squadra volante a Milano attorno alla metà dell'800

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«In questo libro si parla di droga. Non dell'oppio in soluzione attiva, il laudano, a quanto pare indispensabile a ogni artista o dandy ottocentesco per soddisfare le proprie pulsioni creative, e utilizzata in casa per tutti i bisogni, dal curare il mal di denti ai disturbi di pancia. Non della morfina al sette per cento, preferita da Sherlock Holmes, unica medicina che riusciva a calmare la sua mente in perenne ebollizione. E nemmeno, per fortuna, di quelle schifezze che stanno corrodendo la nostra gioventù. No, quella di cui vogliamo parlare è la droga-tappezzeria, lo sfondo di fronte a cui, nel libro, sfila un personaggio alla volta, ne viene illuminato con lievi tocchi di penna, quindi si unisce alla penombra di quelli usciti prima, burattini in standby. Per uno scrittore, è una tecnica rischiosa. Ha il pregio di creare, man mano che si procede nella lettura, una rete di personaggi "equilibrata", all'interno della quale il protagonista si muove con insospettata grazia. Ma può anche creare una foresta di comprimari che si aggrappano con la tenacia dell'edera alla pagina e da cui lo scrittore finisce per essere strangolato. Con Maestrini, non c'è questo pericolo. La sua scrittura procede rapida una pagina dietro l'altra, con immutabile asciuttezza, spesso affidata a lunghe sessioni di dialogo. Una scrittura "alla Dumas", in cui si avverte la mano del giornalista, allenato da mezzo secolo a seguire l'aurea regola dettata dal conte di Cavour a un suo ministro che temeva di affrontare l'aula: «Se ha qualcosa da dire, si alza, la dice, poi si risiede». Queste regole sono ben conosciute, e diffuse, tra la comunità degli scrittori. Ma in questo libro Maestrini ha messo molto di più: ed è questa la parte più interessante. Profondamente innamorato della sua città, al punto di cercare sempre per la sua casa e le sue attività il quartiere di Milano in cui è nato e cresciuto, sentiva il bisogno, ora che ha smesso l'impegnativa, e spesso affannosa attività editoriale, di fare qualcosa di originale e attraente per la sua Milano. È nata così la collana sulle indagini di Carlo Mazza, detto El Dondina, capo della Squadra Volante milanese intorno alla metà dell'Ottocento: una serie di libri in cui i comprimari parlano in italiano, mentre il protagonista parla in milanese: un modo originale per integrare la lingua dei Navigli con quella dell'Arno. Ma non basta. Il milanese parlato dal Dondina non è quello del Porta o del Cherubini, cioè quello per così dire "classico", bensì il linguaggio come lo si parla oggi, "contaminato" dalla lingua nazionale e dai dialetti di tutta la Penisola. Se l'esperimento riuscirà, e in quale misura, non tocca a noi dirlo. Tutto sommato, ci basta godere di questo complesso-semplice libro. Ed è un godimento assicurato. Credeteci.» (Flavio Conti)

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