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"L'espressione è rimasta, in psicologia, straniera": così Rudolf Arnheim si esprimeva nel 1964, ponendo l'accento su un curioso atteggiamento di ambivalenza che di fatto ha contraddistinto, chi ha operato in questo ambito tematico. La psicologia, infatti, è talora apparsa come combattuta tra il cimentarsi col tema dell'espressività data la sua rilevanza per la comprensione degli stati mentali altrui e delle condotte sociali e il tenerlo a una distanza di sicurezza: per una sorta di critica interna alla eccessiva semplificazione delle variabili nelle indagini empiriche. Nell'intento di superare le antiche riserve e i pregiudizi verso l'espressione, intesa come un epifenomeno e quasi un "lusso" della condotta, questo volume presenta nove lavori che, prodotti nell'arco di un quarantennio (1961-2000), possono costituire una griglia utile ad orientare il lettore sulle situazioni in cui l'espressività è stata studiata, sui metodi d'indagine adottati, sulle tipologie di spiegazione elaborate: dalle riflessioni e dalle prime sperimentazioni condotte avendo come quadro teorico di riferimento la Gestalttheorie, fino ad alcune considerazioni e aperture di prospettiva più recenti.