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Aveva l'età di mio padre, un mese di meno, 24 febbraio 1921, trentun anni più di me. Eppure lo vedevo, come un ragazzo, a ogni mostra, dalla fine degli anni '70, lui illustre germanista, inviato per "il Giornale" di Montanelli, appena nato e fervido di firme. Fu Zampa a propormi come collaboratore al grande giornalista, durante il pranzo a Ro, nella casa dei miei genitori, per la mostra di Fabrizio Clerici. Era mio sincero sostenitore, forse dal giorno che mi aveva sentito parlare di certi affreschi di scuola marchigiana vicino a Castelraimondo, nella pieve di Gagliole, così vicina alla sua amata San Severino, e nella Madonna delle Macchie, un eremo poeticissimo che avevo visitato nelle mie remote peregrinazioni. Vidi un moto di felicità nei suoi occhi quando pronunciai quei nomi che ci rendevano complici, e che mi facevano entrare in una imprevedibile intimità con i suoi giorni felici, alla scoperta dei luoghi della sua infanzia curiosa e studiosa. Erano per lui mete naturali, nella terra natale; meno per me che sono nato a Ferrara. Ma, proprio per questo, motivo di considerazione da parte sua, per il mio desiderio di conoscenza. Il suo sincero stupore ci rese amici. V. Sgarbi.