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Il pensiero femminile nella filosofia occidentale, a partire da Aristotele, emblema di quella logica del senso dell'essere, di cui le donne risultano (una) mera funzione. Nel fare e disfare continuo quel tessuto connettivo pensante di cui si è naturalmente dotati, è possibile cogliere e maturare un'ottica, non tanto eversiva in sé, ma soprattutto capace di mostrarne le ragioni e i limiti, anche tramite i contributi di una tradizione femminile che si mostra con una propria analitica alternativa, capace di scardinare l'impalcatura strutturale, presunta neutra. Da qui, l'attenzione alle parole stesse, anche nel loro fondamento etimologico, per svelare ciò che già la radice mostra e il significato, proprio o improprio, di cui ogni espressione linguistica si carica come sostegno quasi indissolubile. Così, in un'archeologia semantica si delinea qui una sorta di mappa concettuale, in cui l'essere umano (occidentale) si muove ed esercita ruoli e funzioni. Ne è paradossale i l destino della stessa parola virtù che si erige a regola complementare per un viatico comportamentale degli uomini e delle donne.