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Il tentativo di interrogare l'ovvio, perseguito da questo libro, dovrebbe condurre il lettore a vedere cose che altrimenti non vedrebbe. Normalmente tutti noi viviamo in una nostra immediatezza che ci appare scontata. C'è il nostro darsi da fare, ma c'è anche il senso delle opportunità, l'avvertire che abbiamo sempre altri di fronte a noi, altri che dicono, mostrano, indicano. Ma, oltre questa quotidianità, il libro si spinge nella direzione di una visione più ampia, un'individuazione più consapevole dei luoghi dove normalmente sostiamo, dei canali che inconsapevolmente percorriamo entro il fitto della rete della comunicazione mediática. Dentro questa fitta rete da scoprire ci sono figure che saranno sempre di un particolare rilievo: il giornalista, il politico, l'intellettuale. Ma il libro parla anche del successo. Il suo ambito, il suo contesto, il suo sfondo, la sua cornice sono la democrazia mediática. Cultura alta, cultura normale? Quale la differenza tra scrittore di successo e il dotto sconosciuto? Si può essere vip senza leggere?