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Se la corrente di pensiero che Ravaisson abbraccia e sviluppa nelle sue opere è quella dello spiritualismo, il problema specifico che attraversa le pagine de "L'abitudine" è quello di giustificare la continuità che sussiste tra gli elementi spirituali e quelli materiali, tra la necessità della natura e la libertà dell'intelletto. L'autore individua questo termine medio in grado di connettere due regni altrimenti destinati a rimanere separati nel concetto di abitudine, poiché con essa si rende ragione di come da atti volontari si giunga ad eseguire azioni meccaniche, ma, allo stesso tempo, si dimostra, al fondo di ogni azione apparentemente involontaria, una forma non trascurabile di spontaneità attiva, ovvero una capacità, propria dell'essere che contrae l'abitudine, di sviluppare una forza in grado di muovere all'azione anche in assenza di uno stimolo esterno. Scrivendo la "Ricerca del tempo perduto", Marcel Proust farà tesoro della lezione di Ravaisson.