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"Dzablvar, venti case in tutto, è un villaggio schiettamente armeno". Con queste parole il compagno Phanchuni descrive, nella sua prima lettera a un fantomatico Comitato centrale, il luogo in cui dispiegherà la sua azione di infaticabile propagandista rivoluzionario. Di lettere ne seguiranno altre dieci e - in un crescendo tra il comico e il grottesco - daranno corpo alla surreale vicenda di un paese armeno sconvolto, fino all'annullamento, dall'attività politico-missionaria del compagno Phanchuni. Una lotta senza esclusione di colpi sullo scenario di un'Anatolia remota e primordiale, anno 1908.