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"Proprio come un fiume riemerso all'improvviso dal buio di una collina, il canto (e controcanto) poetico di Mellone trascina con sé, in una trance inarrestabile e tachicardica, materiali dell'immaginario collettivo e privato, e sembra dirci, così come ogni morto è la morte, che ogni meridionale è il Meridione, e che infinitamente diversi sono i modi di pensare ai padri, alla terra, all'emigrazione, alla fortuna e alla sfortuna, al degrado, al passato, al presente, all'infelicità, agli altri meridionali, al male: a quella condizione orfana e sperduta che Mellone ha saputo trasformare in un poema che ci è giunto come un dono inaspettato". (Dall'introduzione di Andrea Di Consoli)