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Il libro di Zeppa e Iandiorio è un continuo susseguirsi di storie, racconti, episodi, antichi e medievali. Risale alla notte dei tempi la storia di un albergo dove si riunivano i viandanti in cerca di storie sulle streghe. Un signore, che è vicino al nostro tavolo, guarda in modo strano la padrona, la moglie del proprietario dell'albergo (regina cauponae) e mi fa cenno di non parlare. La donna è una strega (ci dice a segni di labbra). Ponendo il dito indice sulla sua bocca e con aria stupita:" fate silenzio -soggiunge- non profferite parola. Dio ci guardi da una donna indovina. Fate attenzione a dire qualche parola che possa nuocervi...Questa strega -soggiunge- può far cadere il cielo, e sollevare la terra, far seccare le fontane, fare sciogliere come neve le montagne,far rivivere i morti, togliere forza agli Dei, spegnere le stelle e illuminare persino il Tartaro". Racconta poi delle storie di magia che ella avrebbe fatto: "Un suo amante che, con suo scorno, l'aveva piantata per correre dietro a un'altra, con una sola parola l'ha mutato in un castoro. Anche un oste suo vicino, e perciò suo rivale, lo ha trasformato in una rana, e ora il povero vecchio nuota in una botte di vino e, sepolto nella feccia, chiama raucamente con un gracidio, che vuole essere cortese, i suoi antichi avventori. Un altro - un avvocato - che aveva sparlato contro di lei, lo ha trasformato in montone, e ora quel montone tratta cause in tribunale"...