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L'esecutore materiale del delitto, Balázs Forgách, ebbe accesso alla sala del trono. Colpì il sovrano alla testa con la massima forza che avesse, adoperando un coltellaccio tenuto nascosto sotto il mantello. Il pugnale squarciò completamente il cranio, fino all'occhio sinistro del Re, accasciatosi esamine, mentre l'assassino lasciava la stanza con tutta calma. Il crudele esecutore, approfittando della confusione venutasi a creare, riuscì a fuggire dalla scena del crimine, mentre in molti accorrevano nella stanza, urlando di chiamare un dottore. Carlo III subì tre tagli: uno al viso, che gli fece perdere l'occhio sinistro, e due nella parte superiore del cranio. Stando al carteggio della Regina Maria, il bilanciere colpì più volte, ferendosi lo stesso assassino e Naccarella, sopraggiunta nella intrapresa lotta per il disarmo. Re Carlo, sebbene avesse subito la terribile ferita, non cadde, ma si alzò dallo sfortunato posto in cui sedeva e mosse passi lenti e fluttuanti, lasciando lunghe tracce di sangue sul pavimento d'oro e d'argento. Fatti pochi passi fu rinchiuso in una stanza fino alla settima ora della notte, e poi, per volere della Regina Elisabetta, fu trattenuto prigioniero con i pochi rimasti al suo seguito. Nel silenzio di quella notte, i complici delle regine e del palatino, irruppero selvaggiamente nella camera da letto del sovrano ferito. Lo tirarono fuori dalla porta e lo trassero prigioniero nella torre più alta. Carlo III di Napoli non ebbe più modo di profferir parola. Ma non era ancora morto.