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Intorno al corpo delle e dei migranti si dispiegano politiche di controllo tese ad attivare e alimentare processi di stigmatizzazione e criminalizzazione funzionali al paradigma culturale populista e razzista che segna pericolosamente il nostro tempo. In particolare, la figura del richiedente asilo rappresenta oggi un elemento chiave per il funzionamento delle politiche e delle retoriche sicuritarie: infantilizzato, vittimizzato, oppure socialmente costruito come individuo pericoloso intorno a cui cristallizzare le preoccupazioni degli autoctoni; ma anche impiegato in attività lavorative segnate da violente logiche di segregazione e sfruttamento. In questo volume, un gruppo di studiose e studiosi - attraverso casi studio e ricerche sul campo - cerca di gettare una luce sul variegato sistema di confinamenti che si riversa sui migranti e, allo stesso tempo, di illuminare le resistenze individuali e collettive messe in campo dai soggetti stessi per la propria libertà e autodeterminazione. Postfazione di Sandro Mezzadra.