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Nel tempo della postmodernità la cultura ha subito metamorfosi profonde: da strumento di emancipazione collettiva è divenuta veicolo di valori individuali, un modo per ridefinire la propria identità, adattandola, nella stragrande maggioranza dei casi, all'ideologia dominante. Anche il pensiero filosofico e l'idea di critica ne sono uscite trasformate: l'espansione del simbolico e del culturale a tutti i piani della vita ha reso inermi le formule contrastive della modernità e ha generato una sorta di compiaciuto annichilimento delle capacità di comprensione. Passando in rassegna problemi e questioni teoriche, attraverso la considerazione di modelli meno recenti (Althusser, Sartre, Lukàcs, Adorno, Anders) e più vicini nel tempo (Jameson, Said, Fortini), questo libro propone un percorso di rivisitazione della dialettica novecentesca, puntando il dito contro le pretese della postmodernità di ripristinare un dannoso primato dell'autonomia e dell'indipendenza del sapere. Insiste, pertanto, sulla necessità di riabilitare la pratica della demistificazione, legando i fenomeni ai loro presupposti e vedendo nella «mediazione» uno strumento di comprensione indispensabile.