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I casi giudiziari sono stati spesso nella storia occasione di grandi battaglie civili e ideali. In queste pagine uno dei maggiori filosofi dei Lumi, proprio a partire da due clamorosi processi a sfondo religioso, sviluppa, smontando l'impianto accusatorio, la sua potente argomentazione contro il pregiudizio, il fanatismo, l'intolleranza. II caso con cui si cimenta Voltaire in questa sua appassionata arringa è quello di Paul Sirven, calvinista francese, accusato nel 1762 di avere ucciso la figlia, che invece si era suicidata per le persecuzioni subite dai cattolici, e condannato a morte in contumacia dal tribunale di Tolosa. Voltaire si batté per dimostrare la sua innocenza e nel 1769 riuscì a ottenere l'annullamento della sentenza. Come aveva fatto nel 1765 per Jean Calas, che nel frattempo era già stato giustiziato e alla cui memoria Voltaire dedicò la sua opera forse più famosa e influente, il Trattato sulla tolleranza, di cui questo testo, qui tradotto per la prima volta in italiano, costituisce un complemento e una prosecuzione.