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L'autobiografia di Frederick Douglass, scritta nel 1845, costituisce la prima e fondamentale descrizione della schiavitù e degli schiavisti narrata da un nero, ed è stata uno dei punti di partenza del movimento abolizionista. Asciutte e vibranti, queste memorie di un grande intellettuale nero si leggono oggi come un testo di freschezza sorprendente. Il protagonista ci appare un 'picaro' deciso a non farsi mettere sotto i piedi da nessuno, buoni o cattivi che siano i suoi padroni del momento. La sua abilità di sopravvivenza, che ridicolizza il mondo bianco a cui Douglass rivolge uno sguardo irriverente, genera un moto irresistibile di simpatia che fa di questo prezioso, piccolo libro un classico della letteratura americana. Il volume è introdotto da Alessandro Portelli, uno dei più noti americanisti e studiosi della cultura afroamericana. In appendice il più celebre discorso del leader nero, pronunciato a Rochester (N. Y.) il 5 luglio 1852.