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I saggi che qui si presentano, pur nella loro apparente disomogeneità, sono tuttavia attraversati e raccolti dalla rete delle tre variabili principali della passione amorosa nei suoi molteplici accoppiamenti. I greci distinguevano, infatti, tre volti o figure dell'Amore: Eros, Agape e Philia. Eros definisce l'amore sensuale: figlio di Povertà e Acquisto, secondo la concezione platonica, è l'amore come desiderio egotico del mutuo scambio, come inesauribile brama di possesso per compensare ciò di cui si patisce la mancanza. Philia è l'Amore di affetto, che si stabilisce in un rapporto di complice amicizia, di affiatamento e di comunità di intenti, fondato sulla naturale inclinazione sentimentale verso chi o verso la cosa che ci si mostra congeniale. Agape è amore spirituale, incondizionato, anche non ricambiato, spesso con riferimenti religiosi in quanto eleva l'uomo e lo fa accedere alla sfera del divino. Anche nel greco antico, tuttavia, non è possibile tenere separati i vari sensi dell'Amore e così troviamo agape talvolta con lo stesso significato di eros, e il verbo agapao con lo stesso significato di phileo. Di qui, l'idea che le varianti lessicali siano piuttosto le ri-velazioni - cioè, i veli dietro i quali traspare l'unità originaria - di una medesima radice semantica che la filosofia ha il compito di svelare.