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La narrazione si svolge nell'arco di una stagione estiva: anno 2015. Tutto ha un andamento un po' anomalo e descrive il rapporto fra due donne diametralmente diverse ma accomunate prima da un vincolo legato all'evolversi della medicina poi da una vera e propria amicizia. La signora Giovanna ha settanta anni e si appoggia al suo passato. Lei zoppica mentre si siede su quella "sua" panchina che le comunica molta energia. Questa è anche la parte più strettamente legata al vissuto dell'autrice. Su quella stessa panchina un giorno si siede anche Gianna, trentenne scapigliata che ricorda, non solo nell'aspetto fisico, Giovanna da giovane. Tra loro si stabilisce un accordo sottosoglia. La prima ha alle spalle una vita piena ma costellata da dolori fisici e grandi sacrifici poiché si porta dietro sin dalla nascita una malformazione all'arto destro che le impedisce di deambulare correttamente. Gianna è nata con la stessa malformazione ma i genitori hanno usato l'innovativo metodo Ponseti che le ha consentito di superare il problema senza alcuna ripercussione. La panchina e il mare fanno da contrappunto alle loro confidenze che diventano sempre più incalzanti e intime. Il rapporto è molto coinvolgente e le induce gradualmente a raccontare retroscena anche scottanti delle loro vite tanto da portarle l'una dentro l'altra in un gioco di specchi capovolto. La parte finale è piuttosto surreale e suggerisce implicazioni psichiche profonde.