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Definito da Robert Èlie "giusto della bellezza", considerato un mistico suo malgrado, ma inserito da Pierre Seghers nella sua antologia dei poeti maledetti del XX secolo, Saint-Denys Garneau è un poeta quasi sconosciuto al pubblico italiano. Eppure la sua lingua, spoglia, nuda, fondata sul verso libero, giocata più sul ritmo e sulla ripetizione che sulla ricercatezza di immagini e vocaboli, lo rendono un indiscusso innovatore della poesia canadese del Novecento. La sua vocazione artistica (concentrata in soli tre anni, tra il 1935 e il 1938) è tra le più sfuggenti e combattute del secolo scorso, tesa tra slancio intellettuale e peso della malattia, coronata da riconoscimenti editoriali e critici postumi. "Sguardi e giochi nello spazio" si affianca in questo volume un'ampia scelta di poesie postume e di versi giovanili, chiavi d'accesso al laboratorio dell'artista. Il lettore potrà così lasciarsi coinvolgere dal "passaggio" nel "paesaggio" di questi versi: dopo avere apprezzato l'unità degli Sguardi, avrà la possibilità di attraversare le diverse sezioni, creando collegamenti tra passato, presente e futuro di un universo testuale in espansione. Un'inedita libertà formale (l'assenza di rime e di schemi metrici regolari, la sintassi spezzata e l'uso libero della punteggiatura sono solo alcuni dei tratti più evidenti) rende i versi di Saint-Denys Garneau un monumento della semplicità, lontani dall'accademia quanto dall'avanguardia, in equilibrio tra ironia e desiderio di infinito, con il gusto per il paradiso di chi ha ben conosciuto la caduta.