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In questo libro si parla di migrazioni, non di gnu o di oche dell'artico, ma di esseri umani. E neppure di quelle che abbiamo ogni giorno davanti agli occhi, che hanno come protagonisti migliaia di uomini che lasciano i loro paesi e, nel tentativo di raggiungere un futuro più roseo, finiscono spesso in fondo al Mediterraneo. Qui si parla di una migrazione anadroma, che si muove dai paesi ricchi a quelli poveri, nei quali le imprese tecnologicamente più avanzate sottoscrivono contratti per l'esecuzione di grandi lavori, con governi spesso retti da personaggi poco raccomandabili. Aziende come Snam, Eni, CMF, GIE-Sicom, Impresit, Saipem, Vianini, Ansaldo, Impregilo, Salini, Condotte d'Acqua e moltissime altre hanno spedito (e continuano a farlo, ancorché in misura ridotta) in tutte le regioni del pianeta tecnici e operai a migliaia, per costruire opere imponenti: dighe, porti, autostrade, centrali elettriche, metropolitane, piattaforme galleggianti, viadotti. A un'immigrazione stracciona che muore nel canale di Sicilia o nelle acque dell'Egeo, o che vive in Europa in condizioni spesso disumane, la nostra società contrappone dunque un tipo di emigrazione elitaria, che viaggia in aereo e non usa più valige legate con lo spago, ma set di pelle pregiata. A qualcuno è venuto in mente di distinguerle?