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Ciò che viene narrato in questo volume rappresenta la continuazione ideale di quanto già esposto da Giovanni in: La Città di Polignano benché per sua disgrazia nata vassalla. Egli, animato dalla curiositas tipica del ricercatore, scandaglia in profondità documenti archivistici inediti e affronta tutta una serie di aspetti apparentemente legati alla vita polignanese extra moenia. Il risultato è straordinario nonché paradossale: quanto più ci si allontana dalla Città, tanto più ci si imbatte in vicende storiche ad essa collegate. L'agro di Polignano, l'antica viabilità, le cappelle e le edicole votive, l'antico assetto del villaggio sorto nei pressi della badia di San Vito, la costruzione del cimitero: tutto è in ultima analisi riconducibile all'impegno sociale dei componenti del clero polignanese, regolarmente coadiuvati dai membri delle confraternite e, più raramente, da feudatari illuminati come il marchese Marino Radulovich. Tuttavia, è bene sottolinearlo, l'autore non pecca mai di localismo anzi si sforza di inserire le microstorie di Polignano in un contesto più ampio. Particolarmente significative in tal senso sono le sezioni del volume dedicate alla cartografia storica ed alla minutaglia lessicale: la prima contiene numerosi riferimenti storici alle città limitrofe, la seconda illustra con dovizia di particolari lo svolgimento del lavoro di campagna e come erano impostati architettonicamente gli spazi extraurbani nel passato.