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Chiunque può riconoscere nel nostro tempo un lungo periodo di crisi che non è soltanto di ordine economico o politico, ma ha dimensioni totalitarie, inglobanti. L'arido tecnicismo dilagante, che sembra condizionare la nostra stessa visione della vita, rendendoci sempre più impermeabili al richiamo religioso, ha reso più acuto il senso della solitudine individuale e dell'incomunicabilità sociale. È del tutto normale che in una tale atmosfera anche il distacco fra il nostro mondo e il mondo della Bibbia, è andato fortemente accentuandosi. Analizzando più da vicino il fenomeno si può dire che attualmente l'interesse per la Bibbia, diventata quasi incomprensibile, si presenta ancora sotto l'aspetto di una graffiante curiosità, dovuta in gran parte alla "divulgazione delle grandi scoperte archeologiche, o come recrudescenza di antichi problemi su alcune pagine difficili della Bibbia". Ma un tale distacco, ancorché allarmante, non significa che la Bibbia sia a sua volta diventata più lontana, irraggiungibile, estranea ai nostri interessi più immediati. La promessa evangelica "Io sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" non è venuta meno. Se questa è la verità che emerge dalla inquietante situazione attuale, anche la "distanza che oggi divide il mondo e il linguaggio della Bibbia dal nostro mondo e dal nostro linguaggio si trasforma in un (pressante) invito a ricercare la strada per una nuova familiarità con la Bibbia".