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Una riflessione di carattere generale sul patrimonio culturale, a partie dal confronto con le nuove proposte da parte dei maggiori studiosi del settore. "Il nostro secolare sistema di tutela richiede una riforma radicale, che ne preservi i meriti storici e rimuova le circostanze che hanno generato i demeriti, all'origine della sua attuale crisi. Un nuovo 'servizio di tutela' richiede la partecipazione di più attori e un ribaltamento di rapporti fra Pubblica Amministrazione e cittadinanza. Nelle democrazie di massa il potere lo esercitano anche le maggioranze escluse dalla percezione del valore dei beni culturali, chiusa in una cerchia di 'addetti ai lavori'. Siamo paralizzati dai conservatorismi non più giustificabili di una fetta di classe dirigente, anche colta ma elitaria, che ha paura di cimentarsi con le sfide che ci propone l'economia della conoscenza e si oppone, dentro e fuori dell'amministrazione, a tutto ciò che sa di innovazione in questo settore".