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Vedere la povertà nel suo nesso inscindibile con la ricchezza insolente, ragionare sui diritti e sui rovesci di alcuni miliardi di abitanti del pianeta Terra che danzano sulla fune traballante della sopravvivenza, fotografare la struttura di potere e la sovrastruttura culturale di quella "classe dominante globale" che mercifica e monetizza un mappamondo ridotto a discarica, ri-declinare la libertà come abbattimento del muro della paura e della miseria e della precarietà e dell'analfabetismo: questa è la proposta educativa che conduce ogni pagina de "La vita inumana dei terrestri". La sintesi è folgorante. Questo libro allude al dolore di un nuovo parto, di un nuovo partire. Qui lo sguardo dello studioso non si lascia appannare dalla faziosità ideologica, ma neppure si lascia velare da quel distacco accademico che rischia di tradursi in cinismo: Piccione ci dice sempre da che parte sta.