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"Cronache venete" raccoglie dodici recenti monologhi di Paolo Puppa. Si tratta di soliloqui mormorati o gridati da personaggi per lo più antichi, strappati alle biblioteche classiche, tra epica e teatro, e inseriti nel quotidiano d'oggi, nella crisi economica e morale della piccola o grande borghesia del Nord-Est italiano, con la deriva puntuale di una sessualità disturbata. Seguendo l'intuizione junghiana secondo cui i miti muoiono nel moderno e rinascono come malattie, viene alla luce il disagio di vivere, tra depressione, solitudine e voglia ricorrente di follia/violenza, non sempre mantenuta nella sfera dell'immaginario. Ecco così Menippo e il volo di Icaro, l'Abramo/Saturno desiderosi di sbarazzarsi del figlio, tutti ridotti a creature ossessionate da ricordi sinistri e alterate dagli psicofarmaci; Caco che invece di lottare con Ercole assale i ricchi che escono dai ristoranti di montagna; la Salomè a Pordenone annoiata e innamorata per capriccio di un talebano; Tersite invaso da cupi abbozzi letterari; il giovane Onan incapace di crescere; Fedra trasferita dal suo Veneto nella Brianza di industriali corrotti; Filemone che dialoga colla sua Bauci nel cimitero di Cortina.