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Tra Bianciardi, Fantozzi e Arturo Bandini. Fulvio Sant è l'evoluzione targata Terzo Millennio dell'intellettuale dalla vita agra del noto libro di Bianciardi. L'unica cosa che sa fare bene è scrivere e con la scrittura fa qualsiasi cosa (traduzioni, libri in proprio, saggi, articoli, corsi all'università ecc.), pur di campare, tra stenti economici, bollette pagate per un soffio, in un mondo senza più progetti, passioni, dove ogni valore è ridotto a pura merce di scambio. L'industria culturale per cui lavora è un mercato delle vacche, popolato da personaggi grotteschi e senza scrupoli. Anche a livello personale la sua vita è complicata: diviso tra due donne, la moglie e l'amante. Fulvio è spaesato, gli sembra di avere la testa sotto terra come uno struzzo e non gli resta che rifugiarsi in una personalissima droga di sua invenzione: l'aerosol con qualunque sostanza gli capiti a tiro. Una riflessione spiazzante sul Potere. Il ritratto crudo e lacerato della prima generazione di operai-intellettuali. Senza soldi, senza futuro e senza nulla da perdere e da rimpiangere.