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Normalmente si pensa al mondo di Galileo come ad un mondo diviso tra innovatori e una Chiesa arretrata e culturalmente arida, che difende, contro ogni evidenza, un sapere ormai superato. Secondo le categorie della cultura dominante a tutti i livelli, da quelli accademici fino ai manuali scolastici e ai mass media, si ha la sensazione che quella della Chiesa sia la storia di un'istituzione inguaribilmente reazionaria, che non sa assecondare i ritmi dell'evoluzione intellettuale, morale, politica, sociale ed economica. Se si guarda con serietà al contesto culturale dell'epoca, ci si accorge invece che siamo di fronte ad uno dei periodi più ricchi per l'Occidente, all'interno del quale il ruolo della Chiesa è stato decisivo ed estremamente positivo. Per leggere la vicenda galileiana senza pregiudizi, occorre tenere presente l'intrecciarsi di molteplici dimensioni: quella storico-sociale, quella culturale-filosofica, quella scientifica, quella esegetica e quella ecclesiale. Rileggiamo Galileo all'inizio del Terzo Millennio, mentre su tutta la cultura stende la sua ombra negativa quel tecno-scientismo che sembra manipolare l'uomo e la realtà senza rispetto e senza pietà.