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«Questa non è una storia vera, forse nemmeno una storia, ma soprattutto non è la storia di nessuno. Comunque è stata mia finché non vi ho scritto la parola fine. Scrivete la stessa parola anche voi a qualunque pagina vi fermiate». Per vocazione ironico, l'autore via via che va descrivendolo, dissolve il proprio frammento di storia privata specchiandolo nel vuoto. L'incontro con una donna conduce ad una nuova consapevolezza di se stesso - "Madame Elle sono io" -, apre un percorso di ricapitolazione della propria esistenza, di spoliazione subita e cercata che approda ad un minimalismo vitale. Un linguaggio segmentato di sapore proustiano incastra schegge ingannevoli di scrittura volutamente luccicante. Un diario cinico trasuda un disincanto che incanta. Una vita mai stata è la cifra emblematica che l'autore sembra suggerire a epitaffio di una stagione senza stagioni, che manca la catarsi mancando la tragedia, ma tuttavia impietosamente descritta, lasciando nel lettore attento la sensazione di un divertissment raffinato. Quasi apologia di una noia. L'esercizio di una vanità perfetta.