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I dieci canti del Don Chisciotte napoletano riscrivono alquanto liberamente le vicissitudini del ben più problematico cavaliere della Mancia. L'introduzione del curatore illustra sinteticamente il rapporto che Raffaele Capozzoli dovette presumibilmente intrattenere con quanti si erano già confrontati col capolavoro, per molti aspetti incompreso, del Cervantes. Di certo visionò una o più delle tre versioni poetiche precedenti la sua, ma non per trarne materiali da imitare. Infatti, rispetto ad esse, l'opera del Professore napoletano si rivela molto più brillante, dinamica e, comunque, impostata in una diversa prospettiva.