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Che cosa può fare la psicoanalisi in generale e quella junghiana in particolare nell'arginare il dramma sempre più diffuso della violenza di genere? La vita è intrecciata strettamente con la narrazione ed è attraverso il racconto della sofferenza, rimessa nelle mani di qualcun altro che ne sappia avere rispetto e responsabilità, che l'essere umano può trovare il senso della propria storia e dell'identità personale. Nello specifico la bussola dell'individuazione, come cardine della psicologia analitica, consente una ri-narrazione che modifica l'impatto del vissuto sulla persona, attraverso la creazione di una trama soggettiva che si dispiega nella relazione con l'analista. Così il paziente viene aiutato a riconoscere gli effetti del trauma cumulativo e della trascuratezza affettiva nelle relazioni passate e presenti. Il trauma e l'affettività sono infatti embricati pervicacemente in un doppio legame stridente e difficilmente dipanabile, ma in prospettiva costituiscono il punto di snodo della sofferenza patologica. La storia di violenza psicologica e morale qui descritta fa entrare il lettore nella stanza d'analisi facendogli scoprire non solo l'importanza del trauma e dell'affettività ma soprattutto come questi non possano essere compresi senza riconoscere quanto la relazionalità umana, di qualunque tipo essa sia, analitica, famigliare o di coppia, sia essenziale per lo sviluppo di un sano senso di sé. La speranza, animata dal fine dell'opera, è che possa essere di aiuto a quanti, in primis le vittime della prevaricazione e poi coloro che si occupano a vario titolo della violenza di genere, necessitano di una prospettiva esistenziale che non si regga solamente sugli interventi sociali, pure indispensabili, e sul controllo giuridico.