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Questo saggio sull'antropologia di Leonardo da Vinci ce lo presenta uomo per il quale i dubbi e gli interrogativi si rivelano più fertili e stimolanti delle certezze: "che cosa è omo, che cosa è vita, che cosa è voce", e ancora Leonardo annota: "Questa opera si debe principiare alla concezione dell'uomo; Attitudine; Effetti; Sensi". Così egli accoglie l'uomo nella vastità della sua anima, strumento conoscitivo di se stesso e interprete "infra essa natura e l'arte". Nel guardare, sentire, ricordare Leonardo trascrive e costruisce l'atto della rappresentazione nel quale il suo sguardo si fa partecipante e si apre alla narrazione dell'uomo e dei suoi contenuti, cioè "l'omo e il suo concetto della mente sua". Alla permanenza e all'assoluto si sostituiscono i concetti di temporaneità e di frammentario: "Guarda il lume e considera la sua bellezza". Un puro sensibilismo che privilegia l'ambiguità e l'emotività della visione che si concretizza infine nella tecnica dello sfumato: "quando il sol s'innanza e caccia le nebbie e si comincia a rischiarare e colli... e fumano inverso le nebbie fuggenti". E da questo coinvolgimento dei sensi che nasce "Leonardo come opera". L'autore intravede, nella modalità e nell'eterogeneità dei contenuti del genio universale, un'esperienza antropologica anzitempo: lo studio dei segmenti particolari dell'uomo e la prefigurazione di comunità globali presenti nell'Adorazione dei Magi, registrano l'animo di Leonardo - lui, parte e frammento dell'esperienza umana.