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Tecnica e capitalismo determinano in misura sempre più decisiva ogni ambito della nostra vita. Mezzi che dovrebbero mettere le società umane nelle condizioni di migliorare la qualità della vita, si sono trasformati in fini che hanno nel potenziamento quantitativo lo scopo ultimo della loro esistenza. Rispetto ad essi gli stessi esseri umani sono diventati mezzi che concorrono a questo accrescimento. Nessuna immagine migliore, allora, per descrivere questo stato di cose, di quella dell'apprendista stregone, di un soggetto che, nella pretesa di ergersi a signore del cosmo, si lascia sfuggire il controllo di quegli strumenti con cui doveva realizzare il suo incantesimo. Da centocinquant'anni la filosofia, autentica Cassandra, ha impiegato, da Nietzsche a Marx, da Adorno a Heidegger, molte delle sue energie migliori, a svelare il complesso intreccio. In questo libro, a questo tema fondamentale, altri inevitabilmente se ne aggiungono, la relazione dell'Occidente con il suo Altro o la tragedia delle guerre mondiali. Ma è sempre il problema dell'apprendista stregone a costituire il fulcro tematico con cui i nostri destini sono implicati e da cui sono condizionati. Problema che in nessun modo è possibile liquidare con la considerazione relativa alla neutralità dello strumento tecnico che si tratterebbe di utilizzare in senso positivo o negativo.