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"La vita di Nino Bixio" (1905) di Giuseppe Cesare Abba: un agile ritratto in piedi dell'iracondo "secondo dei Mille", scritto da uno che l'ha visto, che ha sentito il fascino e la primitiva imponenza della sua indole fiera e quasi selvaggia. L'autore delle "Noterelle di uno dei Mille", di un vero bestseller fra Otto e Novecento, toglie dall'affresco corale del suo piccolo esercito antico un fotogramma d'eccezione - quello del comandante Lombardo dal "profilo che taglia come una sciabolata" - lo ingrandisce, lo isola, e gli regala il suo affettuoso ma disincantato panegirico. È la storia, senza vera retorica, di un personaggio da epopea, di una figura mitizzata quanto discussa, che "in sé ha dieci anime": da marinaio si fa garibaldino, quindi entra nell'esercito regolare per poi sedere in Parlamento, per finire poi col buttare tutto all'ortiche e tornare in mare per un'avventura in estremo Oriente, dove muore di colera. Le vicende di guerra e pace di una personalità camaleontica e pragmatica, di "un pioniere di se stesso" (Guerzoni paragonato dal Lamarmora al Boiardo: "È un complimento che mi seccherà più di una volta - scrive il Bixio - e di cui mi riconosco indegno perché davvero non mi conosco sans réproche". La leggenda si crea da sé, nel rispetto assoluto del fatto storico.