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L'uomo - scrive Ortega y Gasset - è "un puro e continuo fare, dover fare, esso è puro movimento, e movimento che dev'essere attratto da una mèta", da un ideale a cui consacrare la propria vita e che sia capace di riempirla. Facendo sua la metafora utilizzata da Aristotele all'inizio dell'"Etica nicomachea", Ortega paragona così l'esistenza umana ad una freccia e l'ideale al bersaglio cui quella freccia deve costantemente tendere. Solo in questo modo la vita può essere vissuta dall'uomo con pienezza e autenticità. Ne discende che l'Etica, lungi dall'essere un breviario di pedanti consigli morali, è da considerarsi alla stregua di una nobile disciplina sportiva il cui principale imperativo può essere così sintetizzato: "Uomini, siate buoni arcieri!". Non v'è dubbio, da questo punto di vista, che l'intera esperienza esistenziale e filosofica di Ortega abbia assunto su di sé il peso di questo imperativo di fondo, trasformando la propria peculiare "vocazione" - la rigenerazione spirituale e morale della Spagna - nella sua missione pubblica di intellettuale, di educatore e di riformatore sociale. La stessa Maria Zambrano, sua allieva, è stata toccata dal pensiero del maestro. Tutte le sue numerose e poliedriche attività politiche, culturali e filosofiche rispondono puntualmente a questa fondamentale esigenza. Il volume intende restituire, attraverso una polifonia di approcci critici, la multiformità del pensiero e dell'opera di Ortega, di certo tra i massimi rappresentanti spagnoli della filosofia europea del '900.