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"La storia della mia poesia potrebbe essere riassunta così: sono nato nel 1952, ho esordito nel 1977, ma ho pubblicato il mio primo vero libro solo nel 1998. Insomma, è come se avessi esordito due volte. La prima volta, al tempo della rivista milanese Niebo e dell'antologia poetica La parola innamorata, fui come ipnotizzato dalla strabiliante ricchezza dei linguaggi contemporanei, dal loro caos avventuroso e colorato: ma non ci misi molto a capire che quelle poesie potevano piacere solo al mio tempo, non a me; che erano state scritte con la lingua, troppo facile, di un'epoca, e che - in ogni caso - non mi appartenevano. Allontanarle da me, prima che cadessi nella tentazione di farne un vero libro e di cristallizzarle in un'esperienza definitiva, significò poter ripensare la poesia in una dimensione più limpida e misurata, più severa e appartata: non sapevo ancora cosa volevo, ma sapevo ciò che non volevo più. Il ritorno ai classici latini e greci, letti appassionatamente durante l'adolescenza, e poi abbandonati all'Università, mi svelarono la vastità e la profondità di un pensiero poetico nato alla confluenza tra ispirazione e disciplina, natura e storia, memoria letteraria e tempo presente. (...) Passando gli anni, posso solo aggiungere di credere sempre meno nel potere del poetiche e sempre di più nella qualità sostanziale della poesia, che mi appare - al suo meglio - come una prodigiosa sintesi di immaginazione, pensiero e suono."