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Appena ottenuto il successo cinematografico, Totò entrò nel mirino della censura. I suoi film furono analizzati e sottoposti segretamente a tagli e modifiche, spesso pesanti. Ad Antonio de Curtis non era permesso irridere i dipendenti pubblici o battibeccare col Padreterno, sfuggire alle guardie, parodiare i celerini o ridere dell'Inferno, e nemmeno scherzare con Peppino sulla Dolce vita di Fellini. Basato su documenti inediti e confronti fiologici, questo libro racconta il lato nascosto del cinema di Totò e riporta alla luce ciò che funzionari e sottosegretari hanno tentato di cancellare per sempre, dalle scene "sconsigliate" prima delle riprese, alle battute eliminate in sala di montaggio.