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"Il visibile e l'invisibile" (1964) è l'ultima opera a cui Maurice Merleau-Ponty stava lavorando quando la sua morte improvvisa gli impedì di portarla a termine. Pubblicato postumo nel 1964, questo scritto contiene preziose indicazioni relative alla svolta ontologica che Merleau-Ponty stava imprimendo alla propria concezione della corporeità, elaborata nella Fenomenologia della percezione del 1945. Il testo è composto da quattro capitoli e da una selezione di note di lavoro che consentono di valutare le direzioni teoriche verso cui il pensatore francese stava muovendo. La concezione della soggettività incarnata viene qui radicalizzata in quella che Merleau-Ponty chiama "ontologia della carne". Si tratta di una revisione complessiva delle categorie tradizionali della filosofia che interessa direttamente il pensiero fenomenologico, ma tocca più in generale il pensiero sull'esperienza. I fondamenti di questa revisione si trovano nella riflessione condotta sul concetto di natura, e sfociano in una cosmologia fenomenologica, in cui il nesso tra corpo e mondo diventa il punto centrale a partire dal quale intendere in modo dinamico il senso dell'essere.