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Come si legge nella Prefazione di Alberto Cavaglion «questo non è un libro di memorie», anche se «è costruito sulla memoria»; un testo in cui l'autore non rinuncia a puntellare le storie ricomposte attraverso la ricerca documentaria con le suggestioni che lo hanno accompagnato nel suo percorso esistenziale. Viene percorsa così nelle pagine del volume la trama plurisecolare dei Castelletti, immersa nella vita della città di Mantova. Una vicenda che inizia con alcuni documenti del Cinquecento in cui si trovano i nomi dei primi appartenenti alla famiglia: Moise, Benedetto, Gentilhomo, Daniel. La narrazione si dipana negli anni tra successi e insuccessi, fatti storici e della vita di ogni giorno che coinvolgono i suoi tanti protagonisti, all'interno di una comunità che sperimentò alcuni secoli di relativa tranquillità (i Gonzaga durante il loro dominio intrattennero buoni rapporti con i loro sudditi ebrei e così continuarono a fare gli Asburgo), visse le speranze del Risorgimento, la crescita economica e civile durante i primi decenni dello Stato unitario per poi dover affrontare il crescente antiebraismo fascista e la tragedia delle deportazioni verso la Shoah.