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Dal settembre 1943 la situazione degli ebrei in Italia, già molto difficile per le leggi antiebraiche emanate nel 1938, divenne ancora più drammatica: dalla "persecuzione dei diritti" si passò, sotto l'occupazione nazista e la Repubblica sociale italiana, alla "persecuzione delle vite". Gli ebrei che si trovavano nelle zone dominate dalle forze nazifasciste dovettero cercare scampo all'immediata minaccia della deportazione per lo sterminio. Molti dal Centro e dal Nord dell'Italia si diressero verso l'unico Paese neutrale che sembrava potesse dar loro accoglienza: la Confederazione Elvetica. Nel libro sono pubblicati due testi: il primo è una memoria rilasciata in età matura da Corrado Vivanti, storico, che ricorda gli anni della fanciullezza a Mantova durante il fascismo; il secondo il diario tenuto dalla madre, Clelia Della Pergola, della fuga e dei mesi di internamento in Svizzera, dove la famiglia riuscì fortunosamente a trovare rifugio sino alla fine del conflitto. Due scritti, accompagnati dalla prefazione di Silvana Calvo, che riportano al periodo in cui la situazione degli ebrei italiani passò in meno di un decennio da una apparente normalità al baratro della Shoah.