Tab Article
In uno sperduto paesino a picco su un fiordo, nella Norvegia di fine Ottocento, si sparge la voce che il pastore della comunità, Adolf Sang, sia dotato di un prodigioso potere taumaturgico, in grado di sanare i malati e addirittura, si dice, di resuscitare i morti. Uomini e donne accorrono per essere guariti dalle sue preghiere, o anche solo per assistere al "miracolo", all'evento che potrebbe rinvigorire una fede vacillante, indebolita ogni giorno di più in tempi di scienza e di dubbio. Ma il miracolo più atteso tarda ad avverarsi: la moglie del pastore, Klara, è immobilizzata a letto da oltre un mese e la fede del marito sembra non avere effetto su di lei, donna educata alla razionalità in una "irrequieta famiglia di scettici. Anzi di persone intelligenti". La fede ha davvero bisogno di miracoli? È autosuggestione o è capacità di spingersi "al di là delle forze umane"? Mentre gli intellettuali si interrogano, contadini e pescatori continuano a rigenerarsi al mite canto del pastore, e perfino una natura incantata, in cui strani bagliori attraversano il cielo, pare ubbidire alla sua voce. Grande classico del teatro nordico, il dramma è una parabola commovente sullo scacco dell'uomo religioso davanti alla scienza, ma soprattutto - e in questo sta la sua ambigua modernità - dell'uomo di scienza davanti a tutto ciò che esula dalla sua filosofia. Una tra le più famose pièce teatrali del Premio Nobel per la letteratura nel 1903, da più di cinquant'anni assente nelle librerie italiane.