Tab Article
La seconda metà dell'Ottocento fu, per il Diritto Internazionale, laboratorio di profondi e strutturali cambiamenti. L'elemento religioso e culturale della cristianità, fino ad allora decisivo per la costruzione della comunità internazionale occidentale, con l'espansione di quest'ultima iniziava a perdere il suo ruolo fondativo e legittimante. Nello stesso tempo, attraverso la valorizzazione dei precetti morali di cui era portatrice, la cristianità continuava ad esercitare sull'elaborazione teorica del diritto internazionale una notevole influenza, che trovò una specifica espressione nella definizione di un dovere di umanità gravante sugli stati. Il dovere internazionale di umanità comportava, per converso, anche una riflessione sul ruolo del suo soggetto passivo, ovverosia del singolo individuo. È questo il processo che conduce alcuni tra i più importanti giuristi del diritto internazionale della seconda metà del secolo ad interrogarsi sulla posizione dell'uomo davanti al diritto internazionale, sui diritti universali dei quali potesse dirsi portatore, sulle possibili reazioni della comunità internazionale nei casi di violazioni del dovere di umanità da parte di un singolo stato.