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Come in certi quadri, tutto si confonde quando il testo assume un carattere teatrale. Ma interpretare il mondo quale "grande teatro" - dove nello spazio scenico si avvicendano le figure del tempo - costituisce già un rivolgimento cosmogonico. La trasparenza delle parole mantiene una disposizione epilogatrice se gli umori del mondo traducono le fantasmagorie del passato in un effabile attimo onniavvolgente. Questo non ritualizza il mito ma ne mette in scena lo spirito ascoso, lasciando che l'uomo vi ritorni a parlare: del mondo e dei suoi dèi volgari, di se stesso e della propria forma prometeica la cui azione s-catena la libertà del pensiero quando c'è un pensiero della libertà, posto oltre l'aura mitopoietica del suo luogo d'origine.