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Quando Hitler creò in Cecoslovacchia il "campo modello" di Terezin, alcuni dei migliori musicisti d'Europa vi furono internati. Numerosi compositori, che oggi scopriamo interpreti di primo piano, crearono musica nell'anticamera di Auschwitz. Pochi di loro sopravvissero. Ma come fu possibile comporre musica e suonarla in un campo di concentramento? Joza Karas racconta la storia e la lotta quotidiana per l'arte intrapresa, nei tempi più bui del nostro recente passato, da uomini che tentarono di salvaguardare la propria umanità. La traduzione italiana del volume è accompagnata, oltre che da un apparato aggiornato relativo alle produzioni musicali del campo di Terezín, anche da alcuni saggi critici, il cui obiettivo è di sottolineare la "natura ambigua e dolente" della vita culturale in condizioni estreme.