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I contributi qui pubblicati mettono a fuoco i mutamenti che, a causa dei profondi rivolgimenti economico, sociali e politici delle "cento Italie agricole" tra fine Ottocento e metà Novecento, hanno investito le principali figure del lavoro contadino: dal bracciante al mezzadro, dal piccolo proprietario coltivatore al pastore. Il quadro che ne emerge è quello di un paese dalla fisionomia agricola estremamente variegata, in cui i processi di trasformazione del lavoro sono stati caratterizzati da dinamiche differenti, di lungo periodo o dal ritmo più accelerato; da fasi di epocale cambiamento dell'asse dell'economia, come negli anni Cinquanta, o da fasi di stasi, come nella più recente congiuntura economica.