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Dieci poeti italiani riscrivono alcuni versi di Vasyl' Stus, poeta ucraino morto prematuramente in un campo del GULag nel 1985, e di Marina Cvetaeva, prodigiosa voce eretica della rivoluzione russa. Li unisce l'amore per Pasternak, Goethe e Rilke, ma anche una poetica della parola poetica come strumento di conoscenza e superamento dei limiti della storia. Un libro, un luogo oltre il conflitto, in cui scrivere vuol dire tradurre, tradurre vuol dire scrivere, dove «i poeti sono tutti ebrei». Annelisa Alleva, Fabrizio Bajec, Massimo Bocchiola, Roberto Deidier, Paolo Febbraro, Rosaria Lo Russo, Paola Loreto, Valerio Magrelli, Annalisa Manstretta, Edoardo Zuccato.