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Il libro è dedicato a una ricerca sul teatro nel ventennio fascista condotta su due autori che di esso furono certamente espressione, il drammaturgo Giovacchino Forzano, e lo stesso Mussolini che, assai interessato al teatro, indusse Forzano a scrivere tre drammi insieme a lui. Ma va subito chiarito che Forzano e Mussolini vengono qui considerati esclusivamente per un contributo a una storia del teatro del ventennio e il riconoscimento del loro ruolo in tale ambito non ha alcuna ricaduta politica. Sterpos lamenta che la grande maggioranza dei critici non abbia finora prestato vera attenzione a Forzano e, anche riallacciandosi a due recenti monografie di Forzano degli studiosi C. Griffiths e S. De Rosa, rivendica invece all'autore un importante ruolo nella storia dello spettacolo della la prima metà del Novecento. Riguardo ai rapporti del drammaturgo con Mussolini, Sterpos riconosce che a Forzano è da imputare una fede cieca nel "duce", da lui visto come il titanico personaggio chiamato dal Destino a cambiare il corso della storia, ma ritiene questa sorta di "religione mussoliniana" almeno sincera e disinteressata...