Tab Article
Abbiamo proprio bisogno della critica per capire e apprezzare i grandi testi della letteratura italiana? È proprio necessaria la mediazione del critico letterario, dell'erudito e del professore affinché il lettore possa intendere la parola dell'autore? Le perplessità, rispetto alla sua funzione e alla sua legittimità, accompagnano la critica letteraria sin dai suoi esordi, ma si esprimono con una violenza maggiore durante il ventennio fascista: vengono allora ad innestarsi in un discorso anticrociano e più generalmente antintellettualistico, nonché nel progetto politico di controllare anche ciò che sulla letteratura si dice e si scrive, e come si legge la letteratura. Seguendo un percorso cronologico attraverso le riviste, le università e le istituzioni culturali del Ventennio, questo libro descrive le forme di denigrazione che subirono i critici letterari e al contempo le strategie di integrazione e gli strumenti con cui anch'essi furono arruolati nel progetto politico fascista. Il libro ci racconta così l'inedita e inquietante storia di una critica letteraria che, alla fine degli anni Trenta, ambiva a divenire totalitaria.