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C'è un prima. Una mattina di giugno padre e figlio sono alle pendici del Monte Bianco, in cammino verso il ghiacciaio di Trè la Teté. Il figlio sta finendo il liceo, immagina il proprio futuro e soffre per le diseguaglianze immorali che colpiscono soprattutto l'Africa. E c'è un dopo, generato da un gesto definitivo: Matteo, con la sensibilità esasperata che spesso travolge gli adolescenti, si toglie la vita. Quando inizia a riemergere dal dolore che paralizza, suo padre Valter intuisce prima, e decide poi, che il dialogo con Matteo non deve interrompersi. Intraprende un cammino di ricerca del senso della vita, anche quando sembra dominare la notte, l'assurdo, l'incomprensibile. Nel racconto i sentimenti emergono e descrivono un'umanità ricca, un ambiente fantastico, incontri preziosi. Come quello con Ablaseè, un vecchio sciamano che con i suoi occhi, simili a una ferita, capaci di trasformarsi in feritoia, scruta mondi lontani e l'anima degli uomini e accende domande sul mistero.