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Da alcuni anni il termine allegoria ha cominciato ad indicare molto più che un semplice dispositivo retorico, e questo non solo perché ha costituito per oltre un millennio, dalla tarda classicità fino all'età barocca, il modo conoscitivo maggiormente impiegato per dare senso alla realtà e per orientare i percorsi immaginativi. Questo libro, suddiviso in due sezioni, intende ricostruire una parte di questa storia ed offrire un quadro generale del dibattito interpretativo che, a partire dal Romanticismo, ha visto coinvolti critici e teorici della letteratura nella definizione di questo campo d'indagine. Le posizioni espresse dagli autori presi in esame (da Goethe a Baudelaire, da Croce a Lukács, da Benjamin fino a de Man) rivelano la persistenza di un discorso filosofico comune: per tutti loro infatti, siano essi detrattori o estimatori, l'allegoria non ha mai smesso di rappresentare un passaggio obbligato della modernità, di cui rivela, nella sua rigida fissità, il lato più inquieto e critico.